Siamo nel mondo della «reazione sproporzionata»

C’è un’espressione diventata dallo scorso 7 ottobre molto di moda: «reazione sproporzionata». Modo di dire legato alla risposta di Israele al massacro di oltre mille civili da parte di Hamas proprio il 7 ottobre di un anno fa. Fin dal primo bombardamento ordinato da Tel Aviv su Gaza poco ore dopo l’attacco, una certa parte del mondo internazionale ha cominciato a chiedere lo stop delle azioni di Israele, soprattutto di tenere fuori i civili da bombe e missili. E qui permettetemi una domanda…

Come colpire un gruppo di terroristi che nasconde basi, armi, uomini dentro scuole, ospedali e palazzi abitati da uomini donne e bambini utilizzati come scudi umani??? Com’è possibile colpire Hamas senza uccidere degli innocenti? Sarò onesto, ma a me pare impossibile. Ma torniamo alla reazione sproporzionata.

Quello che dopo 12 mesi si dovrebbe dire è «quale sarebbe allora la reazione Proporzionata»; qual è il limite oltre il quale dalla ragione si passa al torno? Qual è il criterio con il quale calcolare e pesare la reazione? Il numero di vittime? O quale??? Di questo nessuno parla, nessuno sa dire una cosa certa. C’è sicuramente chi sostiene che alla fine Israele l’attacco del 7 ottobre 2023 se lo sia meritato perché legato all’occupazione di una terra straniera e che non avrebbe dovuto rispondere perché è colpa sua; c’è chi dice (e in questo la sinistra italiana è maestra…) che «l’attacco di Hamas fu tremendo, però il governo di Netanyhau…» e c’è chi dice che Israele faccia bene a fare quello che sta facendo. Siamo quindi agli slogan, fini a se stessi, da ripetere ogni giorno, in ogni dibattito senza alcun tipo di costrutto.

Guardando i video degli scontri di sabato a Roma dei Pro Palestina contro la polizia mi sono chiesto quale sarebbe stata la «reazione proporzionata» di poliziotti e carabinieri. Ho visto agenti fermi, obbligati alla difensiva con scudi e caschi davanti a parsone che gli hanno scagliato contro sassi, molotov, spray urticanti e persino cartelli stradali all’interno di una manifestazione non autorizzata. Fermi. Giù i manganelli e niente cariche: subire e tacere. Questa è una reazione proporzionata? Sono convinto che per molti lo sia. Che la Polizia abbia il dovere di subire e tacere, ed in caso di azione difensiva, qualsiasi essa sia, si può e si deve gridare al Regime fascista (per attaccare il governo, ovvio).

Sono le stesse persone secondo cui la difesa di un negoziante o di un uomo qualsiasi nella propria casa o nella propria azienda contro un ladro o un rapinatore debba essere l’immobilismo e il capo chino, se non il «porgi l’altra guancia»; guai a usare un’arma. E anche le stesse secondo cui Kiev debba arrendersi, cedere regioni e territori a Mosca, e non provate a lanciare un missile in territorio russo.E così stiamo andando verso un mondo che è sempre dalla parte dell’aggressore e mai dell’aggredito. Fateci caso…

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