Da giorni si parla in Italia di «libertà di opinione». Tema tornato di attualità in merito alla manifestazione Pro-Palestina programmata per domani a Roma proprio in coincidenza con le commemorazioni dei Pro-Israele dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. La questione è molto semplice: per evitare pericolosi «incroci» tra i due cortei Prefettura e Questura della capitale hanno deciso di vietare il corteo degli antagonisti che, ovviamente, chiamano in causa appunto la «libertà di opinione negata». Tra i vari pericoli che la sinistra e soprattutto la sua ala estrema, che sfocia nel mondo dei centri sociali e degli anarchici, vanno sventolando ogni qual volta che al governo si trovi la destra c’è proprio quello della riduzione delle libertà individuali: libertà di opinione, di manifestare, di protestare, di abortire etc etc. Ogni qual volta che in una manifestazione poi c’è uno scontro con le forze dell’ordine ecco che tutto viene portato agli estremi del richiamo al Fascismo. È però chiaro a tutti che si tratta di tipica tattica politico-mediatica. Frasi e considerazioni precompilate, buone per ogni occasione.
La verità che dobbiamo dirci, e che la maggioranza degli italiani conosce benissimo, è che l’Italia è un Paese dove le libertà sono sacre, presenti, intoccabili. Lo abbiamo capito anche viaggiando, conoscendo il resto del mondo, compresi i paesi dove davvero non esistono libertà di parola e opinione. Tornando quindi a sabato la questione è fin troppo banale che è fastidioso spiegarla. Perché la libertà di opinione, sacra lo ripetiamo, viene dopo la sicurezza della gente. A Roma domani in piazza sono attese qualche decina di migliaia di manifestanti, su strade dove tra abitanti della capitale e turisti, si potrebbe trovare un altro milione di persone. Ed essendo maggioranza, larga, larghissima, vanno tutelati. C’è poi un’altra cosa da dire. Ogni manifestazione, compresa la processione della parrocchia o la sagra del pesce, hanno regole ben precise, comunali, da rispettare e va sempre chiesto permesso e autorizzazione.
A cui un comune, una Questura, una Prefettura, possono dire di no. I Pro Palestina, come hanno dimostrato più volte, ultima la manifestazione dello scorso weekend, delle regole se ne infischiano. In strada sono scesi lo stesso e scenderanno lo stesso domani. Ed è facile prevedere che faranno di tutto per alzare i toni con la speranza, nemmeno troppo nascosta, di un violento scontro con le forze dell’ordine da sbandierare ai quattro venti. In questa sfilata del «già visto» la vera novità è che gran parte della sinistra politica, soprattutto il Pd, da questi manifestanti ha preso le distanze; un po’ meno il Movimento 5 Stelle che da sempre è contro Israele mettendo in difficoltà la povera Elly Schlein alla disperata ricerca di una unità programmatica (che non esiste). In Italia si può essere con Israele e con i Palestinesi; in Italia si può dire che Liliana Segre sia un esempio di libertà oppure una pericolosa agente sionista. Si può dire tutto e il contrario di tutto. Quello che non va bene è sentirsi sempre dalla parte della ragione e liberi di fare quello che si vuole.
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