I tunnel di Hezbollah

Il territorio sud libanese è roccioso. Mentre a Gaza il terreno sabbioso può essere scavato con pala e piccone, per scavare i suoi tunnel Hezbollah ha dovuto usare i martelli pneumatici. Se a Gaza è facile scavare, la fatica diventa poi irrobustire i tunnel con tonnellate di cemento, i tunnel scavati faticosamente nella roccia in Libano sono invece naturalmente robusti: sotto questa cupola rocciosa Hezbollah ha costruito postazioni situate a 40 metri di profondità, sono quasi impossibili da distruggere anche con le bombe ad alta penetrazione. Hezbollah ha iniziato a scavare i suoi tunnel negli anni 80’ ed ha continuato a scavare fino ad arrivare a ridosso del confine israeliano dopo il ritiro di Israele dal Libano del sud nell’anno 2000. Quarantaquattro anni di martelli pneumatici in azione e di progettazione ingegneristica supportata dall’Iran (e quasi certamente dalla Corea del Nord) hanno dato vita a una rete di solide strutture nel sottosuolo che si estendono per centinaia di chilometri. Protetti in caserme sotterranee con aria condizionata e acqua corrente, i miliziani di Hezbollah possono farsi beffe della potente aviazione israeliana.

Tunnel di grandi dimensioni scavati nel cuore delle colline rocciose del Libano possono stoccare al loro interno lanciatori di missili montati su camion che possono essere spostati per chilometri, apparire per un istante in superficie, lanciare il loro carico letale e scomparire nuovamente nel sottosuolo per poi tornare a colpire due colline più in là. Si suppone che esistano tunnel di Hezbollah lunghi fino a 45 km. I tunnel del “Partito di Dio” libanese servono dunque come rete logistica e di protezione, ma non solo: l’operazione “Scudo del Nord”, intrapresa da Israele nel 2018, portò alla scoperta di sei tunnel transfrontalieri dai quali migliaia di miliziani Hezbollah sarebbero stati in grado di uscire per invadere il nord di Israele.

Hezbollah ha concepito intelligentemente la sua rete di difesa avanzata nel sud del Libano, con la chiarezza di essere sì un esercito, ma un esercito che non sarà mai competitivo alla pari con l’Esercito israeliano; la struttura sotterranea che ha costruito serve appunto a creare l’asimmetria necessaria a pareggiare la superiorità avversaria. Perché si può avere tutta la tecnologia del mondo ma alla fin fine, in un tunnel, devi pur sempre far entrare un uomo con un fucile che sa vagamente cosa ha davanti. E questa è in ogni caso una situazione di svantaggio. Il ricordo dei carri armati Merkava distrutti in Libano nel corso dei combattimenti con Hezbollah del 2006 è ancora vivo nella mente di chi seguì quella battaglia. Israele ha avuto 18 anni per ripensare a un futuro, nuovo quadro tattico per una sua avanzata in Libano; non è assurdo ipotizzare che l’attuale attacco di terra israeliano non si proponga di distruggere i tunnel di Hezbollah a sud del fiume Litani, ma di conquistarli e appropriarsene. Ciò che fino a ieri ha difeso così bene te, oggi può essere uno scudo per me: questo nell’ottica di una presenza stabile di Tsahal nel Libano meridionale, volta a creare una zona cuscinetto tra le milizie scite del Partito di Dio e il proprio confine.

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