Carceri italiane: l’appello di Europa Radicale alla RAI per uno speciale TV

Le carceri italiane sono al collasso. A Torino, Europa Radicale chiede alla RAI uno speciale in prima serata per portare la verità nelle case di tutti

Igor Boni, storico esponente radicale.

Ieri mattina a Torino, sotto la sede della RAI regionale in via Verdi, 16, si è svolta una “maratona oratoria” organizzata da Europa Radicale, un appello forte e chiaro rivolto ai vertici della RAI nazionale. Il cuore della richiesta: uno “speciale carceri” in prima serata per garantire il “diritto alla conoscenza” su una situazione intollerabile, ma incredibilmente ignorata, che affligge le carceri italiane. La manifestazione ha puntato i riflettori su un tema che sembra destinato a rimanere nascosto: la crisi umanitaria che si consuma dietro le sbarre.

La vice-sindaca di Torino Michela Favaro.

Alla maratona oratoria hanno partecipato numerose figure di rilievo della politica e della società civile torinese. Tra queste, Michela Favaro, vice-sindaca di Torino, e Ludovica Cioria, vicepresidente del Consiglio Comunale di Torino. La loro presenza ha dimostrato quanto il tema delle carceri sia urgente e sentito anche a livello locale. Hanno preso la parola anche Francesco Aglieri Rinella, vicepresidente della Circoscrizione 3, e Cesare Burdese, architetto esperto in edilizia penitenziaria e membro di “Nessuno tocchi Caino”.

In un gesto simbolico, sono stati letti i nomi dei 72 uomini e donne detenuti che, da gennaio 2024, si sono tolti la vita, insieme a quelli dei 7 agenti di polizia penitenziaria che hanno fatto la stessa tragica scelta. Questo elenco crudo e doloroso ha ricordato ai presenti che dietro ogni numero c’è una storia di disperazione, abbandono e silenzio istituzionale.

Una delegazione del Comitato di Redazione della RAI regionale è scesa in strada per ricevere l’appello redatto da Europa Radicale, una richiesta che i cittadini possono sottoscrivere online, contribuendo a dare voce a chi non può parlare: i detenuti. La petizione, che può essere firmata qui, chiede alla RAI di mettere in agenda una puntata speciale dedicata alle carceri italiane, affinché il pubblico possa finalmente conoscere ciò che accade nelle celle sovraffollate e mal gestite.

Durante la manifestazione, è stato citato anche il D. Lgs. 230/1999, che garantisce ai detenuti le stesse prestazioni sanitarie degli altri cittadini, ma che, dopo 25 anni, è rimasto solo una promessa non mantenuta. I radicali non si arrendono e continuano a denunciare la violazione dei diritti umani all’interno degli istituti penitenziari.

Tra le voci più accorate c’è quella di Igor Boni, storico esponente radicale, il quale, sentito sull’argomento, ha pronunciato parole dure e al tempo stesso cariche di speranza: “Sono quasi 2 mesi che chiediamo pubblicamente, in ogni modo, che la RAI faccia il proprio mestiere. Di fronte al disastro delle carceri italiane, alla disperazione e alla violenza, ai suicidi di detenuti ed agenti, il servizio pubblico deve dare massima luce a quel che sta accadendo dietro le sbarre. Uno speciale carceri in prima serata, che raggiunga milioni di telespettatori, è lo strumento per dire parole di verità sulle carceri, che oggi purtroppo sono utilizzate per raggranellare voti raccontando la favola che più carcere significhi più sicurezza”.

Le sue parole risuonano come una denuncia, ma anche come un appello alla responsabilità pubblica. Boni ha poi aggiunto: “Occorre parlare di indulto e amnistia o, almeno, sostenere il disegno di legge Giachetti/Bernardini sulla liberazione anticipata speciale che consentirebbe di ridurre drasticamente un sovraffollamento ormai fuori controllo”.

La situazione carceraria in Italia è diventata una ferita aperta che non può più essere ignorata. La voce di Boni e degli altri esponenti di Europa Radicale è il richiamo a una giustizia che non si limiti solo alla punizione, ma che si preoccupi del reinserimento e del rispetto dei diritti umani, valori su cui la nostra democrazia dovrebbe basarsi. Oggi, più che mai, è necessario che i cittadini conoscano la verità su ciò che accade dietro le mura delle prigioni, perché il silenzio e l’indifferenza non possono essere la risposta.

L’appello è stato lanciato. Ora la palla passa alla RAI e, soprattutto, all’opinione pubblica.