Ci sono i genitori balia, gli evergreen e i genitori elastico, Alessandra Belardini primo dirigente del Centro operativo per la sicurezza cibernetica del Lazio della Polizia di Stato ha presentato assieme al giornalista de La Stampa Marco Sodano, il panel “La famiglia digitale: evoluzione e problematiche”, parte dei vari incontri che si sono svolti in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica giunta alla sua XXV edizione con città capofila il capoluogo Piemontese.
Il suo intervento è stato preceduto da un divertente video che esaspera alcuni comportamenti ormai comuni, come la mania di immortalare ogni momento della vita quotidiana e postarlo sui social.
Nel video un neonato appena venuto al mondo sfila il cellulare dalla tasca dell’infermiera e si fa un selfie con lei, sotto lo sguardo incredulo dei neo genitori e del ginecologo che, colpito dall’accaduto, sviene.
In realtà non siamo di fronte a un’esilarante sitcom, ma al tentativo che le Forze dell’ordine attuano per mettere in guardia dai rischi della rete e non solo nella primissima infanzia, ma soprattutto nell’età adolescenziale nella quale i ragazzi sfuggono al controllo più attento dei genitori.
Genitori che, appunto, possono essere divisi in tre generi: i genitori balia quelli che usano i devicecome babysitter e che li assistono materialmente, ma non conoscono la rete; i genitori evergreen/bomer che si pongono sullo stesso piano dei ragazzi, pubblicano in continuazione gli stessi contenuti, ma dai figli sono comunque considerati boomer, non hanno educazione digitale e non usano correttamente i social; e infine ci sono i genitori elastico che danno le regole ai figli, ma le adattano alle circostanze con la giusta flessibilità.
“Smartphone, consolle di gioco, tablet e pc sono una straordinaria occasione di crescita – sostiene Belardini – non demonizziamoli ma facciamone un uso consapevole”.
E quale è un uso consapevole? Affiancare i più piccoli nella navigazione, usare la cronologia di navigazione per comprendere quali sono gli interessi dei figli, insegnare loro che parlare con uno sconosciuto in rete può significare esporsi ad un grande rischio perché non sappiamo chi c’è davvero dietro l’altra tastiera, sono solo alcune delle cautele suggerite.
“Una foto postata è una foto persa” spiega ancora la dirigente di Polizia, perché una volta messi in rete foto e filmati possono continuare a essere diffusi senza controllo per lungo tempo, ma c’è di più: un numero crescente di adulti utilizza la rete per agganciare minorenni e farsi inviare foto erotiche e sessuali spesso fingendosi coetanei.
In sostanza l’era digitale offre un’infinità di nuove opportunità, ma perché siano davvero una risorsa bisogna padroneggiarle e non farsi fagocitare. Non possiamo tornare al tempo in cui tutto questo non esisteva vietandone l’uso ai figli, ma perché questi strumenti siano davvero una conquista della tecnologia è necessario capirne i limiti e i pericoli, come nel caso del fenomeno dei challengeonline: “mettiti un sacchetto di plastica in testa e vedi quanto tempo resisti senza respirare” oppure “attraversa i binari mentre sta arrivando il treno” sfide che gli adolescenti raccolgono per sentirsi più fighi e acquistare popolarità fra i coetanei, ma che li espone a situazioni estreme.
Essere genitori di bambini “liquidi digitali” richiede molto lavoro ha sottolineato concludendo la Belardini e per dirla con le parole del regista Alejandro Jodorowsky, “Piuttosto che dire a tuo figlio attento che cadi, prova a dirgli mantieni l’equilibrio”.
di Lucilla Efrati
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