Coppia di finti Baroni va a servizio da un’ereditiera. La signora, affetta da shopping compulsivo, è dedita passare le sue giornate tra feste infinite sperperando i soldi del marito defunto. I domestici sono in realtà due ladri di professione impegnati a procurarsi il colpo che li farà vivere serenamente la passione reciproca. Sfortunatamente lui s’innamorerà della vittima dando vita a conseguenze inaspettate. Mancia competente è una delle commedie più riuscite di sempre.
La sua garbata malizia intriga lo spettatore fin dal prologo veneziano chiarendo quanto i protagonisti siano dotati di un’affinità totale. Il film non ha particolarità ne punti di forza, lo è di per sé. Un esercizio di stile ragionato che Ernst Lubitsch ha diretto dimostrando quanto mostrare e non svelare sia la chiave di volta nel cinema. Sceneggiato in maniera impeccabile da Samson Raphaelson e Grover Jones Mancia affronta la seduzione in maniera profondamente leggera.
In scena va la futilità della vita proposta dal lato più simpatico ed elevata ad un’apparenza tanto seducente da provocare sorrisi con e non dei protagonisti. Tratto dall’opera teatrale “The Honest finder” Trouble in paradise ( titolo originale) vive di ritmo costante e fa della ripetizione speculare un vezzo. Le invenzioni di regia si sprecano e i dialoghi si adattano alla rappresentazione glorificata del superfluo senza rinunciare a un certo sentimentalismo fru fru. Il primo incontro tra i due criminali, che si trasformerà in amore, potrebbe bastare da solo come esempio di commedia sofisticata ma è solo l’overture di un lavoro senza tempo .
Ernst Lubitsch mostra il suo famoso tocco, come spesso gli capiterà, trasformando il comico in profondo attraverso una lode del superficiale Un risultato difficilmente raggiunto se non da autori come Billy Wilder o Woody Allen profondo estimatore del maestro.