La Germania affonda e con lei l’Europa intera

L’Europa trema, per davvero. Colpa della Germania nel pieno di una crisi economica senza precedenti. Il dato sulla produzione industriale di luglio diffuso poco fa è drammatico: -2,4% (mentre l’attesa era di un calo lieve, al -0,5%) e a questo si aggiunge la notizia della possibile chiusura di uno degli stabilimenti della Volkswagen, un fatto mai successo nella storia quasi secolare della casa automobilistica tedesca. Berlino quindi è nella bufera.

Scholz uscito con le ossa rotte dalle europee e dalle recenti amministrative in Sassonia e Turingia sta provando una clamorosa svolta a destra partendo dalla decisione di riportare alcuni migranti in Ruanda, di fatto, seguendo e copiando quanto proposto un anno fa da Sunak in Inghilterra. Peccato che allora lo stesso Scholz parlava di decisione quasi disumana; oggi per cercare di salvarsi e sopravvivere la copia. A questo si aggiungono le tensioni in arrivo da Parigi.

Come previsto Macron dopo essersi alleato con la sinistra radicale per arginare al secondo turno la destra di Bardella e Marine Le Pen compie la più classica delle manovre di palazzo e consegna il ruolo di Presidente del Consiglio a Michel Barnier uomo di centro, anzi, di centrodestra, con buona pace del volere degli elettori. Inutile dire che Melanchon è a dir poco imbufalito dal tradimento e chiama già la piazza ma la scelta dell’Eliseo è chiara: il «tutti uniti contro la destra» non funziona.

Magari si vince un’elezione (come accaduto nel secondo turno delle amministrative francesi) ma la coalizione è di per se ingestibile ed il paese ingovernabile. Così la nuova strada è cercare di arginare la destra dividendola, attraendo le forze più centriste… Ed è un po’ quello che sta succedendo anche da noi; gli abbocchi tra Partito Democratico e Forza Italia ne sono il più chiaro degli esempi. Tutto questo mentre Draghi nel presentare due giorni fa il suo «Rapporto sulla Competitività» della Ue parla senza mezzi termini di situazione complessa e di un Europa che «se non cambia direzione è finita».Ecco perché oggi Bruxelles è forse davanti al punto più complicato della sua già tormentata esistenza. E a poco basta sapere che, alla fine, l’Italia è uno dei paesi che sta meglio

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