Dall’inizio dell’anno, quasi 20.000 migranti, tra cui donne e bambini, vengono arrestati dalle forze di sicurezza algerine e deportati in Niger attraverso il confine del Sahara. Questo è il bilancio riportato dalla rete Alarme Phone Sahara, che osserva costantemente la situazione e denuncia la natura disumana di ciò che considera vere e proprie deportazioni.
I migranti, originari del Niger e di altri Paesi africani, vengono espulsi “in condizioni brutali”, come ha riferito all’AFP Moctar Dan Yaye, responsabile della comunicazione dell’organizzazione, sottolineando che, nei casi peggiori, queste espulsioni hanno esiti fatali.
Alarme Phone Sahara dichiara di aver raccolto numerose testimonianze riguardanti abusi, violenze e confisca di beni subiti dai migranti per mano delle forze algerine. Gli arresti avvengono durante retate in città, nelle abitazioni, sui luoghi di lavoro o al confine con la Tunisia. I migranti vengono poi trasferiti a Tamanrasset, nel sud dell’Algeria, e successivamente abbandonati in un’area chiamata “punto zero”, da cui sono costretti a percorrere 15 km fino ad Assamaka, in Niger, una cittadina che subisce pesantemente le conseguenze di questi trasferimenti forzati.