La politica è fatta di ideologia, programmi, progetti, alleanza (a volte anche le più assurde), ma non solo. La politica deve avere anche qualcosa di concreto per poter mettere a terra tutti i pensieri: i numeri, i voti. Ed è questo che manca al progetto di una maggioranza Ursula anche in Italia. Traduciamo. C’è tutto un mondo che sta pensando a portare anche a Roma il modello di maggioranza esistente a Bruxelles; al Parlamento Europeo la palla è in mano al Pep che ha deciso di restare legata ai social democratici ed ai centristi (o progressisti). Rapportato al nostro mondo si tratterebbe di mettere assieme Forza Italia-Pd-Italia Viva-Azione e rimasugli vari. Tutto questo lasciando fuori Fratelli d’Italia-Lega-M5S-Alleanza verdi e Sinistra.
Trasformando queste sommatorie politiche in addizioni matematiche (stando agli ultimi sondaggi) significa unire 9+22+2+3 (Totale: 36%) per la maggioranza Ursula contro il restante 64%. Insomma, anche vista la legge elettorale in vigore non ci sarebbe alcuna speranza di vittoria.
Ed è per questo che chi sta lavorando a questo progetto (e sono in molti, anche nel mondo economico e finanziario) non spera in una rapida fine del governo Meloni con inevitabile ritorno alle urne ma in una chiusura naturale della legislatura nel 2027 per avere così il tempo di crescere nei consensi sfruttando anche le polemiche interne alla maggioranza che farebbe perdere forza ed elettori; insomma: una lunga guerra di logoramento della maggioranza fino alle sorprese delle prossime politiche.
Un piano ben studiato, non c’è dubbio, che però si scontra con un grosso nemico: Giorgia Meloni. Il Presidente del Consiglio è da tutti ritenuta una politica di primissimo valore e primissimo piano che tutto vede, tutto conosce e sa come muoversi anche nelle acque più agitate e tormentate. Chi le sta vicino conferma che la leader di Fratelli d’Italia non è disposta ad accettare attacchi interni, come le sfide sui diritti civili che tanto sembrano piacere oggi a Forza Italia e soprattutto non farà mai la parte della vittima sacrificale che resta sulla brace a farsi rosolare a fuoco lento. In caso di situazione ingestibile sarà strappo, deciso, mettendo ad esempio Tafani ed i suoi davanti agli elettori di centrodestra come i responsabili della (eventuale) crisi di governo.
Di sicuro a partire dal vertice di maggioranza di domani a Palazzo Chigi sarà un autunno caldo.
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