Gaza: il “Corridoio Philadelphia”. L’ostacolo alla trattativa.

Le proposte di un controllo misto del Corridoio Philadelphia non potrebbero probabilmente soddisfare Hamas

Corridoio Philadelphia

Il Corridoio Philadelphia è una lingua di terra larga circa 500 metri e lunga 14 km che separa l’Egitto dalla Striscia di Gaza. Gaza fu presa dall’Egitto durante la guerra arabo-israeliana esplosa subito dopo la fine del Mandato Britannico in Palestina (1948) e venne poi conquistata da Israele durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967.

Nel 2004 Israele decise con un voto parlamentare (67 a 45) di ritirarsi unilateralmente dalla Striscia di Gaza. Il 12 settembre 2005 gli israeliani completarono il ritiro. Dopo lo scoppio della Guerra del 7 ottobre 2023 Israele ha ripreso il controllo del Corridoio Philadelphia. 

La condizione posta da Hamas

Uno dei principali ostacoli alla conclusione della trattativa per la liberazione di almeno alcuni degli ostaggi in mano ad Hamas è la condizione posta dal gruppo terrorista affinché Israele sgomberi totalmente il Corridoio Philadelphia. La presenza militare di Israele nel Corridoio è anche la causa di un duro peggioramento dei rapporti tra lo Stato ebraico e l’Egitto. 

Quando il Primo Ministro israeliano, Ariel Sharon, nel 2023, mise sul tavolo la proposta del ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza – provocando una frattura nel suo partito di appartenenza, il Likud, mentre l’altro grande partito israeliano dell’epoca, il Partito Laburista, aderì all’iniziativa – le voci contrarie al ritiro chiedevano che almeno il Corridoio Filadelfia – cioè il confine tra la Striscia e l’Egitto – rimanesse sotto il controllo militare di Israele, ma Sharon respinse la proposta.

Nei decenni successivi i fatti sembrerebbero aver dimostrato che, proprio con il contrabbando attraverso il Corridoio Philadelphia, siano passati rifornimenti ad Hamas per il valore di decine di miliardi, a dispetto delle dichiarazioni egiziane sul fatto che quel confine era stato da loro “sigillato”. 

Il controllo del Corridoio Filadelfia

Hamas è una delle organizzazioni terroristiche più finanziate e protette politicamente del mondo . Se c’è una possibilità che Gaza in futuro smetta di essere una minaccia esiziale per Israele questa risiede proprio nel fatto che i rifornimenti militari e logistici cessino di giungere ad Hamas nella Striscia. Per questo il controllo o meno del Corridoio Philadelphia è fondamentale per le parti in conflitto. Si vocifera di proposte dei mediatori per sbloccare lo stallo nelle trattative.

La soluzione che prevede la sostituzione della presenza militare israeliana sul confine con attrezzature di controllo ad alta tecnologia non sembra che possa incontrare il favore di Israele stesso: anche i confini sfondati da Hamas il 7 ottobre 2023 erano dotati di sensori, allarmi e videocamere, e non pare che tutto ciò si sia dimostrato efficace.

Per contro, le proposte di un controllo misto del Corridoio Philadelphia, con una minore presenza israeliana affiancata da personale di organizzazioni internazionali (Caschi Blu, missioni di pace europee etc..) non potrebbero probabilmente soddisfare Hamas, il cui unico obiettivo è rappresentato dal fatto che il contrabbando di armi con l’Egitto riprenda; inoltre questa proposta potrebbe incontrare anche una certa diffidenza da parte di Israele: non sempre le missioni internazionali si sono mostrate determinate ad assolvere i loro compiti. 

Le proteste egiziane

Per quanto riguarda le proteste egiziane. Il Cairo accusa Israele di non rispettare gli accordi di demilitarizzazione stipulati nell’Accordo di Pace israelo-egiziano del 1979. In effetti, l’ “allegato I” all’accordo prevedeva un certosino dosaggio della presenza militare dei due Paesi in prossimità di quello che allora era il loro confine (zone A, B, C, D della mappa), ed elencava il numero massimo di truppe ed il tipo ed il numero massimo di mezzi che i due eserciti potevano schierare in ciascuna zona.

È vero che oggi Israele non rispetta gli standard della “zona D” previsti dall’accordo del ’79. È altresì vero che quell’accordo prevedeva che Egitto ed Israele potessero concordare variazioni alla presenza militare in prossimità dei confini senza dover riscrivere l’accordo stesso, e l’Egitto lo ha fatto.

Quando il Cairo si è trovato a combattere lo Stato Islamico nel Sinai ha aumentato le sue truppe ed i suoi mezzi presso il confine ben al di là di quanto prevedeva l’Accordo di Pace del 1979, portando anche elicotteri d’attacco nella zona. Oggi invece l’Egitto nega la stessa possibilità ad Israele, mentre questi conduce la sua battaglia contro quegli stessi islamisti di cui Al Sisi ha riempito le carceri ed i cimiteri egiziani.