Giovanni Malagò è una figura importante dello sport italiano e soprattutto «ingombrante». Il suo futuro infatti è al centro di discussioni e trame che coinvolgono non solo il Coni ma persino il governo (ben oltre il ministro competente, Abodi). Andiamo con ordine. Tutto nasce dal fatto che tra poco Malagò andrà a scadenza del suo terzo mandato come presidente del Coni; una poltrona per cui vale come per mille altri enti la regola del terzo mandato come numero massimo. Così ecco che il futuro del Presidente Onorario del Circolo Aniene di Roma (per molti il vero luogo di culto del potere politico ed economico della capitale) diventa una questione di Stato. Anche perché i risultati (ultimi quelli delle olimpiadi di Parigi) sono tutti dalla parte dell’attuale numero 1. Lo sport italiano infatti non è mai stato così bene nel complesso, calcio a parte. Ed è anche per questo che in molti lo vedrebbero bene proprio alla presidenza della FIGC, al posto del discutessimo Gravina. Anche qui però servono alcuni piccoli «remind». Nella guerra totale dentro il mondo del pallone nostrano ci sono diversi schieramenti. Ecco, Malagò diciamo non apprezza al 100% l’operato di Gravina… Ma siamo sicuri che sia proprio quello il futuro che Malagò sogna?
Perché in realtà al momento più che la sua prossima poltrona il vero centro dei pensieri sono le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 dove Malagò si giocherà il tutto per tutto. Non ce ne voglia infatti il semi sconosciuto Andrea Varnier, ad di Fondazione Milano-Cortina 2026 (chiamato a sostituire Vincenzo Novari due anni fa); il vero uomo immagine, anzi, il dirigente di riferimento per tutti in vista della prossima olimpiade è proprio l’attuale numero 1 del Coni. Che forse si sta giocando quella che è la partita dei suoi sogni, che non porta a Palazzo Chigi come prossimo Ministro dello Sport, e nemmeno alla guida del calcio italiano ma alla poltrona delle poltrone per un dirigente sportivo: la guida del Cio.
Quale soluzione quindi, in attesa di tutto questo? Il futuro resta incerto ma c’è una cosa che forse ci siamo dimenticati troppo in fretta e che tocca da vicino la famosa regola dei tre mandati. Il primo a trovarsi davanti con lo stesso problema è stato il Presidente della Federazione Nuoto, Paolo Barelli (senatore di Forza Italia) proprio ad inizio 2024; ma qui si trovò il «cavillo regolamentare» per permettere di andare oltre ed arrivare ad una quarta presidenza. Viene difficile con un precedente simile immaginare che per Malagò non si possa trovare una soluzione analoga capace di salvare faccia, regole e presidenza. Va poi considerata una cosa. Da più parti si legge e si scrive che Gravina non si voglia ricandidare alla presidenza della FIGC. Chi vi scrive è convinto dell’esatto contrario. Al prossimo voto certo verranno riequilibrati i pesci interni delle diverse anime del calcio italiano ma ad oggi le «big» della serie A, propense ad una addio dell’attuale presidente, non hanno i voti necessari per il ribaltone, anzi. Nei corridoi del calcio c’è chi dice che ancora oggi Gravina abbia il 70% dei consensi dalla sua. E con queste premesse difficile sfidarlo a viso aperto con la quasi certezza di finire sconfitti e bruciati.
@riproduzione riservata