Si chiama Kimia Yousofi, è afghana, ha 28 anni e nei 100m è arrivata ultima, distaccata da tutte le altre atlete in gara. Ma quello che più interessa alla velocista è altro.
Dalle Olimpiadi di Parigi 2024 arrivano dritte al cuore storie importanti, di solidarietà, di riscatto, di orgoglio, di rivendicazione. Tra questa c’è quella di Kimia, i cui genitori sono scappati dall’Afghanistan per crescere lei e i suoi tre fratelli in Iran. Kimia ha partecipato ai round preliminari ( una sorta di Olimpiadi ‘ parallele ‘ per i paesi del mondo più piccoli e poveri ) arrivando ultima nei 100 metri con un tempo di batteria di 13’’ 4. Sul pettorale che ha girato all’arrivo, Kimia aveva scritte le parole “educazione ” ‘’sport ‘’ e “i nostri diritti”. L’atleta ha dichiarato : “Mi sento responsabile di tutte le ragazze che nel mio Paese non possono parlare”. Non mollate, non lasciate che siano altri a decidere per voi. Cercate le vostre opportunità, e poi usatele».
Quelle di Parigi per Yousufi sono le terze olimpiadi, una volta e’ stata portabandiera del suo paese.. Nel 2012, a 16 anni, Yousofi ha partecipato alle selezioni riservate alle ragazze immigrate in Iran. Nel 2016, nel periodo in cui i Talebani non erano al potere, Kimia è tornata in Afghanistan per allenarsi e così ha rappresentato il Paese alle Olimpiadi del 2016. Dopo che i Talebani sono tornati al governo, è riuscita a esfiltrare fuggendo in Australia con l’aiuto del Comitato Olimpico Internazionale. La storia di Kimia e’ da raccontare perché il suo gesto ha dato voce non solo alle donne che fanno ancora fatica a emergere nei vari campi realizzandosi come madri e mogli, ma anche per non spegnere i riflettori sui diritti umani calpestati e offesi in tanti paesi del mondo.
Kimia per il suo coraggio e la sua storia fa sperare che gli ultimi al mondo saranno i primi nella vita per le loro esperienze e per quello che hanno da gridare al mondo e che lo sport possa essere ancora un modo per livellare tutti, uomini, donne e quanti altri intendono portare un messaggio positivo alla comunità mondiale. Più volte il Generale Giorgio Battisti, autore del libro ‘Fuga da Kabul ‘ Paesi Edizioni, 2021, scritto a quattro mani con la giornalista Germana Zuffanti, intervistato, ha detto di ricordare lo sguardo fiero e orgoglioso delle donne afghane che, nonostante secoli in cui sono vissute nascoste all’ombra dei loro uomini, senza diritti ne’ opportunità, hanno sempre avuto la speranza di cambiare e hanno gridato la loro voglia di libertà .
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