Quando si è in trattativa con il nemico – in questo caso la trattativa sugli ostaggi – di solito si evita di ucciderne i capi politici. L’eliminazione del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, dimostra come l’attuale leadership israeliana valuti che le trattative diplomatiche con Hamas siano del tutto inutili e che la liberazione degli ostaggi sarà possibile soltanto attraverso la pressione militare. Per Israele Hamas accetterà la trattativa solo quando avrà disperatamente bisogno di una tregua, anche solo temporanea, per riorganizzare ciò che resta delle sue milizie.
Un missile, un drone o una bomba non importa. Ismail Haniyeh è stato eliminato in modo chirurgico, senza ferire alcun civile, mentre era ospite in uno dei Paesi più blindati del mondo, in un complesso residenziale che si considerava super-protetto, in un momento – l’insediamento del nuovo Presidente iraniano a cui partecipavano molte delegazioni straniere – in cui i protocolli di sicurezza a Teheran erano stati portati al massimo livello di allerta. Ce n’è d’avanzo per gettare nel panico il regime clericale al potere e le sue Guardie Rivoluzionarie. Teheran si scopre nuda ed indifesa e ora dovrà pensarci due volte prima di intraprendere un’azione militare di vasta portata contro lo Stato ebraico.
L’eliminazione di Haniyeh avrà la conseguenza di stanare l’Iran. Fino ad oggi l’Iran ha usato Hamas, Hezbollah, le milizie alleate in Iraq e in Siria e gli Houti per fare la guerra ad Israele mentre si manteneva confortevolmente al riparo nel territorio del proprio Stato. Ora i chierici iraniani devono decidere sin dove sono disposti a spingersi. Di fronte alla sfida rappresentata dall’eliminazione del Capo di Hamas sul proprio territorio dovranno necessariamente valutare se e quanto alzare il livello del conflitto o se invece – nei fatti – tirarsi indietro.
La reiterata richiesta statunitense ad Israele di “giungere ad un cessate il fuoco”, ed a “non intensificare il conflitto” per molti analisti finisce per diventare un incentivo dato ai suoi nemici ad insistere nella lotta, nella speranza di isolare lo Stato ebraico dal suo principale alleato. L’Amministrazione Biden ripete queste richieste ormai quotidianamente: dopo che un razzo di Hezbollah ha ucciso 12 bambini drusi che giocavano a pallone Blinken, compiute le esecrazioni di rito, ha immediatamente proposto il cessate il fuoco a Gaza come unica soluzione per quanto era accaduto. Ma se ora l’Iran dovesse decidere di risolversi ad una guerra di ampia portata Joe Biden non potrà più interpretare il ruolo dell’alleato fedele ma riluttante che ha fin qui ricoperto.
A distanza di molte ore dall’eliminazione del suo capo politico Hamas, ad oggi, è riuscita in tutto a lanciare un solo missile dalla Striscia di Gaza (senza fare danni). Questa è una fattuale dimostrazione di debolezza militare. I molti analisti che hanno ipotizzato l’impossibilità di degradare in modo sostanziale Hamas facendo il paragone con lo Stato Islamico forse non hanno tenuto conto che, mentre la lotta all’Islamic State si svolge su un campo aperto – dall’Africa all’Asia centrale – quella contro Hamas si svolge in un’area relativamente ristretta (Gaza) che probabilmente può essere sigillabile.
L’Iran è obbligato a reagire all’eliminazione di Haniyeh ma questa reazione non deve rappresentare una figuraccia. Se, come ad Aprile scorso, l’Iran dovesse nuovamente lanciare una pioggia di missili e droni su Israele salvo poi vederseli abbattere quasi tutti, aggiungerebbe altro danno al danno già subito.
L’immensa folla che a Teheran ha seguito i funerali di Ismail Haniyeh, le gigantografie con la sua immagine sui palazzi della città, il fatto che l’ayatollah Ali Khamenei abbia guidato la preghiera funebre, dovrebbero far riflettere sul fatto che Hamas e l’Iran sono entità gemelle che condividono gli stessi metodi e gli stessi obiettivi. Non si può designare Hamas come organizzazione terroristica internazionale e poi andare alle esequie dell’ex Presidente iraniano, Raisi, a portare le proprie condoglianze – così come ha fatto l’Unione Europea. L’Iran condivide e finanzia i metodi di Hamas ed i metodi di Hamas sono esattamente quelli dello Stato Islamico, con due differenze: la prima è che la stragi perpetrate da Hamas in Israele hanno prodotto molte più vittime in rapporto alla popolazione rispetto a quelle perpetrate dallo Stato Islamico in occidente; la seconda è che lo Stato Islamico colpisce “noi” mentre Hamas colpisce “solo” Israele. E a detta di chi scrive la differenza nelle reazioni occidentali si vede.
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