Era solo questione di tempo, ma si sapeva che prima o poi Israele avrebbe inflitto colpi devastanti sia a Hamas che a Hezbollah e così è stato. In un colpo solo, Israele ha decapitato Hamas del suo leader e ha umiliato il regime iraniano in casa propria.
In generale, gli occhi dei media al livello internazionale erano prevalentemente concentrati sui leader di Hamas a Gaza, ovvero Yahya Sinwar e Muhammad Deif (quest’ultimo eliminato a metà luglio dall’IDF), mentre sembrava altamente improbabile in questa fase di negoziati per la liberazione degli ostaggi che Israele potesse decidere di colpire il leader del bureau politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e forse è anche per questo che l’ex leader terrorista palestinese non si aspettava l’attacco e certamente non in suolo iraniano. Era accompagnato da alcune guardie del corpo dopo aver presenziato all’insediamento del nuovo presidente iraniano e plausibilmente si sentiva sicuro. Grosso errore.
Del resto, come ha giustamente scritto L’Informale il 31 luglio, “dopo il 7 ottobre i leader di Hamas vengono considerati morti che camminano”. La stessa cosa si può dire anche dei leader di Hezbollah dopo l’attacco missilistico di sabato 27 luglio che ha causato la morte di 12 ragazzini drusi, tutti cittadini israeliani, colpiti da un razzo di fabbricazione iraniana “Falaq 1” mentre giocavano a calcio in un campetto della cittadina di Majdal Shams, a pochi chilometri dal confine con il Libano.
La risposta è arrivata rapidamente con un attacco nel quartiere-base di Hezbollah a Beirut che ha causato la morte del numero due dell’organizzazione terrorista sciita, Fouad Shukr, nella black list anche di Washington per il coinvolgimento nell’attentato che il 23 ottobre 1983 uccise 241 militari statunitensi a Beirut.
L’intelligence israeliana sapeva che dietro l’attacco di Majdal Shams c’era Shukr e lo ha eliminato, anche in questo caso con un attacco chirurgico e in una capitale mediorientale.
L’Iran e suoi proxies, ovvero Hamas, gli Houthi yemeniti, Hezbollah, colpiscono i civili in stile 7 ottobre, lanciano missili su campetti da calcio dove giocano i ragazzini, sui centri abitati. Israele colpisce chirurgicamente i leader terroristi a Beirut e Teheran.
Certo, in alcuni casi ci sono vittime collaterali anche negli attacchi sferrati da Israele ma, come ha spiegato l’ex Navy Seal, Jonathan Gillam, ai microfoni di Fox News, la differenza sta nel fatto che l’Iran e i suoi proxy cercano deliberatamente di causare “danni collaterali”, o meglio, di colpire civili per seminare terrore e far pressione sulla leadership politica. Questo è il terrorismo: “l’attacco deliberato nei confronti di civili per fini politici”, come spiega Boaz Ganor, dell’International Institute for Counter-Terrorism di Herzliya.
Come riportato dal JPost, il missile lanciato su Teheran nella notte tra martedì e mercoledì ha colpito direttamente, fisicamente, Haniyeh. Una precisione impressionante su un target localizzato in una zona di “elite” della capitale iraniana. Nessun sistema di difesa antiaerea è stato in grado di rilevare ed abbattere il missile.
Hamas è stata decapitata del suo leader supremo e il regime iraniano è stato umiliato.
Ora si pensa al dopo, perché le ipotesi sono differenti. Come reagirà l’Iran? Tenterà una nuova azione come quella dello scorso aprile, fallimentare, con più di 300 missili e droni lanciati su Israele e in gran parte intercettati e abbattuti dai sistemi difensivi israeliani, britannici, statunitensi e giordani?
Secondo quanto riferito dal New York Times, il leader supremo iraniano, ayatollah Khamenei, avrebbe dato l’ordine di attaccare direttamente Israele. Il punto è, al regime iraniano conviene un azzardo del genere, avendo già avuto una serie di assaggi su cosa può fare lo Stato ebraico?
Ovviamente, tutto può succedere, ma a Teheran sono consapevoli delle potenziali conseguenze di un altro attacco diretto, con gli Stati Uniti che stavolta si vedrebbero costretti ad entrare in gioco militarmente e del resto la Casa Bianca lo ha ribadito: in caso di attacco iraniano, interverremo.
Un’altra ipotesi, forse la più plausibile, è quella di un’offensiva missilistica pesante utilizzando Hezbollah e gli Houthi. Non si possono inoltre escludere attentati pianificati dal regime iraniano contro obiettivi israeliani ed ebraici in Europa, America Latina, ma anche Asia ed Africa. Prima però spazio al funerale di Ismail Haniyeh a Teheran, guidato dall’ayatollah Khamenei.
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