Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa contro l’assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, Renato Boraso, vengono imputati 11 episodi di corruzione, concussione e autoriciclaggio.Tra i casi ricostruiti dalla Procura figura la svalutazione del Palazzo Papadopoli da 14 a 10 milioni di euro per facilitare l’affare del magnate asiatico Chiat Kwong Ching; l’emissione di permessi alla società “Park 4.0 srl” per la costruzione e l’ampliamento di un parcheggio vicino all’aeroporto Marco Polo e l’assegnazione di un appalto alla Cds srl per la vigilanza delle sedi della partecipata dei trasporti Avm-Actv in cambio, secondo l’ordinanza, di “utilità economiche, raccolta e indirizzamento dei voti alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 a favore del partito sostenuto da Boraso e l’assunzione di persone indicate dallo stesso Boraso (assunzioni finalizzate a mantenere e accrescere il suo consenso elettorale)”.
L’ordinanza riporta inoltre episodi di interferenze per l’assegnazione delle opere di giardinaggio del Casinò di Venezia e azioni mirate di modifica, “in cambio di denaro”, dei piani attuativi di lottizzazione (Zona A.e.v. Dese) e l’assegnazione dei sistemi di notifica digitale delle multe alla Open Software srl in cambio di denaro e della sponsorizzazione della Pallacanestro Favaro e della Reyer, società di basket di proprietà del sindaco Luigi Brugnaro.Infine, tra le numerose operazioni contestate dalla Procura di Venezia, figura anche una cessione di terreni dell’I.Ve srl per la quale Boraso avrebbe richiesto 40mila euro e un attico.
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