Indagato il sindaco di Reggio Calabria. Sotto inchiesta anche il capogruppo al Consiglio regionale di Fratelli d’Italia, Giuseppe Neri, e il consigliere comunale del Pd, Giuseppe Sera. Eseguite dal Ros 7 misure cautelari in carcere e 4 ai domiciliari.
Le ‘ndrine esercitano il loro controllo su appalti e politica in Calabria. I carabinieri del ROS, con il supporto dei militari del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” Calabria, hanno eseguito un’ordinanza emessa dal gip di Reggio Calabria su richiesta della procura. L’ordinanza coinvolge 14 persone, di cui 7 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 3 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, indagate per associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, reati elettorali, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale e ideologica commessa da pubblici ufficiali.
L’indagine, condotta dalla DDA reggina, ha evidenziato “gravi e concordanti elementi” sull’operatività della cosca Araniti. Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, di orientamento centrosinistra, è tra gli indagati ma è stato rilasciato. Gli inquirenti lo hanno accusato di voto di scambio politico-mafioso, ma non hanno richiesto la custodia cautelare poiché non hanno ritenuto tutti i presupposti integrati. L’indagine ha anche scoperto possibili interferenze nelle elezioni.
Avviata nel 2019, l’indagine ha rivelato tentativi di influenzare le elezioni regionali e comunali, con particolare attenzione ai seggi elettorali. I reati contestati riguardano associazione di tipo mafioso, estorsione, reati elettorali, corruzione e falsità materiale e ideologica. Oltre al sindaco, altri politici sono coinvolti, inclusi il capogruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale, Giuseppe Neri, e un consigliere comunale del PD, Giuseppe Sera. Sebbene la procura abbia richiesto la custodia cautelare per questi due, è stata respinta dal gip.
Le indagini si sono concentrate sulla cosca Araniti, attiva a Sambatello, e hanno rivelato il loro coinvolgimento in estorsioni su appalti pubblici e nell’amministrazione della discarica locale. Sono emersi anche legami con altre cosche dei territori vicini. Un indagato, legato alla cosca, avrebbe manipolato le elezioni e ottenuto favori politici in cambio. Falcomatà ha dichiarato di operare nell’interesse della città e di affrontare la situazione con serenità.
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