Il Congresso dei deputati della Spagna ha approvato ieri, 30 maggio, una legge storica che concede l’amnistia ai separatisti catalani che hanno partecipato al procés, cioè il referendum illegale sull’indipendenza tenutosi nell’ottobre 2017. La grazia potrebbe riguardare circa 400 persone processate, tra cui Carles Puigdemont, l’ex presidente della Generalitat della Catalogna che vive in esilio da sette anni. Ma le organizzazioni indipendentiste come Òmnium Cultural portano a oltre 1.400 il numero dei beneficiari dell’amnistia.
L’iniziativa concordata nel novembre 2023 dal Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) e dai partiti catalani pro-indipendenza Junts per Catalunya e Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), che rese possibile l’investitura dell’attuale presidente del Governo spagnolo, Pedro Sánchez, è stata approvata con 177 voti a favore (PSOE 120, Sumar 27, ERC 7, Junts 7, Bildu (6), PNV 5, Podemos 3, BNG 1 e l’ex ministro socialista José Luis Ábalos, ora in carica il Gruppo Misto) e 172 contrari (PP 137, Vox 33, Coalizione delle Canarie 1 e UPN 1). La legge entrerà in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dello Stato spagnolo e la sigla del re Felipe VI, che dovrebbe avvenire entro un massimo di 15 giorni. Una volta pubblicata, i giudici avranno due mesi di tempo per applicarla.
Dopo l’approvazione della legge sull’amnistia, ora tocca ai giudici interpretarla e applicarla. In effetti, sono loro ad avere l’ultima parola. Se i giudici decidessero di appellarsi alla Corte di giustizia europea, spetterebbe a quest’ultima stabilire se la legge è effettivamente in conflitto con le norme dell’UE. In caso affermativo, la legge dovrebbe essere riformulata.
In cosa consiste la legge sull’amnistia?
L’amnistia è uno strumento legale che impedisce il perseguimento penale degli imputati. Ma è diverso dall’indulto. Mentre l’indulto perdona un delitto commesso per il quale il suo autore è stato punito, l’amnistia perdona il delitto ed esenta il suo autore dal giudizio per esso (scompare come se nulla fosse mai accaduto).
Ad esempio, nel caso di Oriol Junqueras, vicepresidente del governo catalano e attuale presidente di ERC, che è stato condannato nel 2019 dalla Corte Suprema a 13 anni di carcere per sedizione e appropriazione indebita di fondi pubblici e che, successivamente, nel 2021, è stato graziato dal Governo Sánchez ma non per la condanna all’interdizione dai pubblici uffici, ora verrebbe questa condanna annullata dall’amnistia.
E Puigdemont? Potrà ritornare dal suo esilio, in Belgio, da dove si è candidato alle scorse elezioni del Parlamento europeo ed è stato eletto come europarlamentare. Attualmente c’è un mandato d’arresto contro di lui, così come contro il resto dei sostenitori dell’indipendenza fuggiti. Adesso, quando tornerà in Spagna, dovrà consegnarsi a un tribunale, altrimenti sarà arrestato. Ma una volta in tribunale, sarà rilasciato in applicazione dell’amnistia.
Allora cosa succede con il reato di terrorismo? La condanna o l’amnistia per i reati di terrorismo imputati a Carles Puigdemont e al deputato Jorge Wagensberg, leader di Tsuanmi Democratic (l’organizzazione pro-indipendenza che ha coordinato le proteste del 1° ottobre 2017) in quanto istigatori delle proteste sarà nelle mani dei giudici. Ma non dobbiamo dimenticare che due razzi sono stati lanciati contro un elicottero dei Mossos d’Esquadra che sorvolava Barcellona nel bel mezzo degli scontri.
Le reazioni
Le forze politiche indipendentiste e di sinistra hanno definito la giornata “storica”. “In politica, come nella vita, il perdono è più potente del risentimento. Oggi la Spagna è più prospera e più unita che nel 2017. La convivenza si fa strada”, ha pubblicato Sánchez su X (ex Twitter). La portavoce di Junts, Miriam Nogueras, ha dichiarato che “oggi non stiamo perdonando, oggi stiamo vincendo una battaglia nel conflitto che esiste da secoli tra le due nazioni: quella catalana e quella spagnola. Questa legge non è un perdono o una clemenza, è una vittoria”. E Gabriel Rufián ha aggiunto: “La prossima tappa è il referendum”.
Invece Alberto Núñez Feijóo, presidente del Partido Popular e leader dell’opposizione afferma e si chiede che “se Pedro Sánchez cambia la legge su indicazione di chi la infrange, cancella i crimini di una serie di politici in cambio della poltrona di presidente. Che cos’è allora? Non osate chiamarla convivenza, non osate ridere del popolo”. E clamorose anche le parole del segretario generale di Vox, Ignacio Garriga: “”Questo grande atto di corruzione e tradimento di tutti gli spagnoli implica la fine dello Stato di diritto. Oggi il governo del PSOE, alleato con tutti i nemici della Spagna, ha posto fine all’uguaglianza di tutti gli spagnoli, esclusivamente a proprio vantaggio. Per restare pochi più giorni, ancora qualche mese al potere”.
In breve, il governo Sánchez perdona e cancella tutti i crimini commessi dagli indipendentisti catalani, aprendo la porta alla loro separazione dalla Spagna. Se oggi i bambini catalani non possono studiare in spagnolo e chiunque può avere problemi per esporre la bandiera spagnola in Catalogna, cosa succederà da ora in poi? E inevitabilmente sorge un’altra domanda… Cosa chiederanno gli indipendentisti baschi? Sánchez governa con gli eredi dell’associazione terroristica ETA che ha assassinato più di 850 cittadini spagnoli; ha avvicinato tutti i detenuti dell’ETA ai Paesi Baschi e ha affidato ai Paesi Baschi la gestione delle sue carceri. Che cosa viene dopo? A livello internazionale, dopo l’inimicizia con l’Argentina è arrivata quella con Israele. Che futuro ha in mente Sánchez per la Spagna? Anche i futuri membri del Parlamento europeo solidarizzeranno con i partner di Sánchez?