I fronti ucraini stanno cedendo sotto la spinta russa. L’Ucraina manca ormai di quasi tutto, dai semplici blindati per portare i feriti nelle retrovie ai proiettili di artiglieria, ai missili antiaerei. Per i Paesi che sostengono la causa ucraina la situazione è sempre più grave ed urgente.
Stati Uniti: Si sblocca la legge sui finanziamenti bellici
Dopo mesi di ostruzionismo i Repubblicani alla fine porteranno in votazione alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti la legge bipartisan contenente i finanziamenti a Kyiv che il Senato aveva promosso tempo fa. La data della discussione è fissata per sabato 20 aprile. La legge proveniente dal Senato verrà spacchettata in 4 leggi distinte, una per gli aiuti all’Ucraina, una per gli aiuti ad Israele, una per gli aiuti alla popolazione di Gaza ed una quarta legislazione riguardante diverse questioni relative alla politica interna americana.La legge sugli aiuti all’ucraina è in fase di lettura da parte dei rappresentanti della Camera bassa americana. Il testo è lungo e sui media ne sono usciti soltanto alcuni stralci; usiamo dunque il condizionale per dare le informazioni a riguardo. Nella bozza che verrà portata in discussione il totale complessivo degli aiuti all’Ucraina non dovrebbe essere cambiato di molto. Una parte degli aiuti passerà dalla forma del finanziamento a fondo perduto a quella del prestito, prestito che potrebbe però essere abbuonato dal Presidente degli Stati Uniti in futuro. L’elemento chiave su cui puntare l’attenzione sarà la forma in cui il finanziamento potrà essere autorizzato. Si tratterà di capire se, e in che misura, i finanziamenti erogati potranno essere utilizzati con il meccanismo dell’ ”autorità di prelievo” (drawdown authority) presidenziale, oppure dovranno essere utilizzati con il meccanismo “USAI” (Ukraine Security Assistance Initiative). Con la drawdown authority il Presidente USA preleva l’equivalente del finanziamento per le armi dalle scorte dell’esercito statunitense e con questo metodo le armi arrivano in Ucraina in tempi brevi, se invece si utilizza il meccanismo “USAI” l’Ucraina usa il finanziamento per stipulare contratti direttamente con l’industria delle armi americana. In questo secondo caso la fornitura può prendere molti mesi, anche anni, prima di essere completata. Vista l’urgenza che ha Kyiv di ripristinare il proprio arsenale il sistema “USAI” sarebbe una sciagura. Lo speaker Repubblicano alla Camera ha dichiarato in un intervista che l’80% degli aiuti sarà erogato tramite il prelievo diretto delle armi dai magazzini dell’esercito. Ma è consigliabile non fidarsi molto delle dichiarazioni dello speaker Repubblicano Mike Johnson ed attendere cosa accadrà il 20 aprile. Certamente in quella data una parte del Partito Repubblicano voterà comunque contro la legge e già stanno girando le bozze di emendamenti ostruzionistici.
EUROPA. La “Czech Initiative”
Nel febbraio scorso la Repubblica Ceca ha lanciato un’iniziativa per l’acquisto urgente al di fuori dell’Unione Europea di 800.000 proiettili di artiglieria da destinare all’Ucraina. Difficile definire il costo dell’operazione visto che i prezzi del materiale bellico in questo periodo stanno schizzando verso l’alto. E’ ragionevole pensare che la cifra per l’acquisto dovrebbe aggirarsi intorno ai tre miliardi, probabilmente qualcosa in più. La cinquantina di nazioni che partecipano a questa colletta per ora non è riuscita a raggiungere questa cifra. Sembra siano stati raccolti denari sufficienti a comprare circa 500.000 proiettili. Questi proiettili dovrebbero giungere in Ucraina “nei prossimi mesi”. Ancora una volta in Europa alle roboanti dichiarazioni iniziali non sono seguiti i fatti. I giornali a grande tiratura che riportavano che “il problema del finanziamento era stato risolto” hanno sbagliato la loro contabilità; le dichiarazioni che assicuravano che il materiale sarebbe giunto in Ucraina in tempi “molto brevi” sono state smentite. Segnaliamo che la Germania ha fatto la parte del leone nel mettere mano ai danari per questo finanziamento. Sempre la Germania si è fatta promotrice di un’iniziativa tesa a procurare i sette sistemi “Patriot” che Kyiv ha richiesto e di cui l’Ucraina ha disperatamente bisogno se vuole evitare – come sta accadendo – di vedere distrutte le proprie città ed il proprio sistema energetico. Le tonitruanti esternazioni dell’Alto Rappresentante Europeo per gli Affari Esteri, Josep Borrell, il quale ha dichiarato: “Ci sono cento sistemi “Patriot” in Europa e non riusciamo a darne sette all’Ucraina!”, lasciano chi scrive del tutto indifferente: parlare molto e fare meno di quanto promesso è stata un po’ la cifra stilistica dell’Unione Europea durante questi 26 mesi di guerra; staremo a vedere.
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