Marocco, Cile e Australia possono offrire un contributo cruciale per il conseguimento degli obiettivi europei sull’idrogeno verde. Questi tre paesi possiedono un notevole potenziale per le esportazioni e presentano punti di forza e di debolezza che si integrano reciprocamente. Secondo il report dell’Oxford Institute for Energy Studies intitolato “Importazioni di Idrogeno Verde in Europa: Valutazione delle Fonti Potenziali”, esistono diverse fonti e meccanismi per finanziare lo sviluppo di una catena produttiva in questi territori.
Il costo di produzione dell’idrogeno verde sarà uno dei fattori centrali da considerare. Secondo le stime di PwC, il Cile si posizionerà come il paese con i costi più bassi nei prossimi anni. Attualmente, il costo si aggira tra 3,50 e 3,75 euro/kg, con una previsione di riduzione a 2,00-2,25 euro/kg entro il 2030 e a 1,00-1,25 euro/kg entro il 2050.
In Marocco, il costo attuale di produzione oscilla tra 4,25 e 4,50 euro/kg, ma si prevede che scenderà a 2,50-2,75 euro/kg entro il 2030, raggiungendo infine i 1,00-1,25 euro/kg nel 2050.
Al contrario, l’Australia attualmente registra i costi di produzione più elevati dei tre paesi, variando tra 4,50 e 4,75 euro/kg ($4,95-5,20/kg) nel 2020. Tuttavia, si prevede che scenderà a 2,50-2,75 euro/kg entro il 2030 e a 1,00-1,25 euro/kg entro il 2050.
Oltre al costo, altri fattori influenzeranno il volume del commercio internazionale di idrogeno verde, come lo stato di sviluppo dei progetti, le prospettive di domanda interna, il panorama delle energie rinnovabili, la collaborazione con l’UE e altri paesi, l’infrastruttura marittima disponibile, la capacità di manipolazione chimica ed esportativa, il contesto economico generale e i rischi politici.
L’idrogeno verde è destinato a svolgere un ruolo significativo nell’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia, attualmente rappresenta solo una piccola percentuale del mix energetico europeo ed è ancora largamente sostituito da combustibili fossili, con un rilascio stimato di 70-100 megatonnellate (MT) di CO2 ogni anno nell’UE, come evidenziato nel rapporto.