Le comunità ebraiche d’Europa e le sedi diplomatiche israeliane sono in stato d’allerta per possibili attentati, come risposta al raid aereo della scorsa settimana contro un edificio consolare iraniano a Damasco, che ha portato all’eliminazione di alti ufficiali delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, tra cui il generale Mohammed Reza Zahedi.Una trentina di ambasciate, tra cui quella di Roma, sono state chiuse la scorsa settimana e in diversi Paesi europei sono stati incrementati i controlli nei pressi di siti ebraici. I rischi provengono da due fonti distinte, ma entrambe estremamente pericolose.La prima riguarda le reti iraniane, quelle di Hezbollah, di Hamas e delle Brigate al-Aqsa presenti in Europa e attive nel pianificare attentati. E’ di pochi giorni fa la notizia che la polizia bulgara ha rinvenuto un deposito di armi che secondo gli inquirenti, è collegato a quattro soggetti di Hamas (due palestinesi, un egiziano e un olandese) arrestati in Germania e nei Paesi Bassi con l’accusa di aver pianificato attacchi contro individui e istituzioni israeliane in Europa. Uno dei quattro, il palestinese Abdelhamid Al A., era in costante contatto con Khalil Harraz, vice-comandante delle Brigate al-Qassam in Libano e responsabile per le operazioni all’estero. Un altro deposito di armi si troverebbe poi in Polonia, anche se allo stato attuale gli investigatori non sono riusciti a localizzarlo.
La questione dei depositi di armi delle formazioni terroriste palestinesi è allarmante, perché non si sa bene quanti ce ne siano e neanche quante cellule dormienti ma pronte ad attivarsi vi siano. A fine gennaio, in seguito a una richiesta di estradizione da parte delle autorità israeliane, erano stati arrestati a L’Aquila tre palestinesi legati alle Brigate al-Aqsa (OLP) tra cui Yaesh Anan, considerato il capocellula e con un passato nelle carceri palestinesi e israeliane. Anan era in frequente contatto via videochiamate su WhatsApp con Mounir al-Maqdah, comandante delle Brigate al-Aqsa e nascosto in Libano. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, la cellula operava in Italia in modo da sfuggire alle forze di sicurezza israeliane e stava pianificando attentati in Israele. La seconda tipologia di minaccia riguarda invece la vasta attività di propaganda anti-israeliana e antisemita in Europa.
Sabato 30 marzo a Londra sono comparse delle svastiche durante una manifestazione anti-israeliana e la MET Police non è intervenuta. Imbarazzante, in seguito alle proteste di manifestanti della comunità ebraica, la giustificazione improvvisata da un agente secondo cui “la svastica sarebbe reato in base al contesto”. La scena, ripresa in video, ha scatenato durissime reazioni in tutto il Regno Unito. Del resto la MET Police non era intervenuta nemmeno settimane prima quando i manifestanti avevano proiettato la frase genocida “From the river to the sea”, sul Big Ben. In compenso la polizia londinese ha provveduto a fermare un soggetto che incitava a Hamas e dei manifestanti con uno striscione raffigurante Khomeini, ma c’è poco da rallegrarsi considerato che questi episodi mostrano una situazione irrecuperabile.In Italia le cose non vanno tanto meglio, con predicatori che continuano con la propaganda di odio. Sabato 30 marzo, durante una manifestazione nel piazzale di Stazione Centrale a Milano, il leader dell’Associazione Palestinesi in Italia e ABSPP, Mohammed Hannoun, ha invocato le rivolte nei confronti delle ambasciate israeliane in Medio Oriente ed ha lodato gli Houthi in Yemen.Frasi preoccupanti considerato che molte ambasciate israeliane, tra cui quella romana, sono state chiuse per motivi di sicurezza proprio in questi giorni. Intanto alla manifestazione pro-palestinese, sempre a Milano, di sabato 6 aprile, è comparso anche un bandierone dello Yemen con la scritta: “Yemen Yemen make us proud, turn another ship around”. E’ bene ricordare che l’Italia è attiva in missione sul Mar Rosso proprio per contrastare gli attacchi terroristici degli Houthi contro le navi civili. Nel frattempo, anche il predicatore pakistano del Centro Islamico Iqraa di Bologna, Zulfiqar Khan, già noto per tutto un repertorio di odio che include la dichiarazione “gli israeliti sono terroristi e ingannatori secondo la Bibbia”, ha utilizzato il pulpito per accusare di pedofilia i sionisti e il governo statunitense, oltre a invocare Allah affinché “distrugga gli oppressori”.
La propaganda di odio è oramai da tempo fuori controllo e presenta un rischio elevato e concreto in quanto può raggiungere un numero indefinito di ascoltatori e seguaci, presenti sia fisicamente e sia virtualmente (visto che questi discorsi vengono diffusi anche in rete e sui social). E’ una retorica violenta che infiamma gli animi e può incentivare soggetti potenzialmente pericolosi a passare spontaneamente all’azione. Monitorare tutti i soggetti ricettivi a questo tipo di propaganda è praticamente impossibile per gli apparati di sicurezza. E’ un modus operandi insidioso, con parvenza di spontaneità, che si fa scudo con la “libertà di espressione” ma che di fatto diffonde odio, con tutte le possibili conseguenze.E’ anche bene ricordare che pochi giorni fa un soggetto è stato fermato e identificato dopo aver verbalmente aggredito delle persone all’ingresso della scuola ebraica di Milano e questo è un gran brutto segnale. Se non si prendono provvedimenti seri per porre fine a questo tipo di propaganda, prima o poi qualcosa succederà e a quel punto nessuno potrà dire “non sapevamo”.
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