Francesco Schiavone, conosciuto come Sandokan e leader del clan dei Casalesi, ha iniziato a collaborare con i magistrati dopo 26 anni. Attualmente detenuto in carcere, è stato arrestato nel 1998 e condannato all’ergastolo nel maxiprocesso Spartacus e per vari reati. Nel 2018, suo figlio Nicola è stato il primo della famiglia a pentirsi e a collaborare con la giustizia. Francesco Schiavone era l’uomo dei contatti con la Cosa Nostra dei corleonesi, ma pure del versante orientale, per via dell’interesse del clan Schiavone per le agromafie. Il lavoro del Procuratore Cesare Sirignano ha mostrato, con sentenze oramai definitive, come i casalesi del clan Schiavone , i corleonesi ed i catanesi di Cosa Nostra hanno portato avanti per decenni una alleanza strategica nei mercati ortofrutticoli e nei trasporti in tutta Italia. Due forme mafiose arcaiche nei modi anche brutali, ma al contempo moderne nelle strategie e nell’appianamento dei contrasti. Oggi Sandokan decide di collaborare con la Procura diretta dal Procuratore Nicola Gratteri nominato il 13 settembre 2023.
Merito anche del 41bis che tutto il mondo ci invidia ma che a volte in Italia viene messo in discussione. I familiari al momento sembra che si dissocino dalla sua collaborazione. Collaborazione che sicuramente sarà interessante per le tante cose che sa e che potrà dire. Sui rapporti con le altre mafie e con le zone grigie anche se, qualcosa già si conosce ma non dove sono i soldi. Per chi è abituato alle non collaborazioni di Riina, Provenzano e Messina Denaro certo è che tale collaborazione probabilmente dimostra che alla fine la solidità dei boss dei clan casalesi è minore dei big siciliani. Indubbiamente le sue affermazioni andranno tutte verificate perché a volte quando si pente, un boss, può pure decidere di infangare chi lo ha combattuto strenuamente sul territorio. Non sarebbe la prima volta. Detto questo oggi è bene rimarcare che con la sua collaborazione lo Stato ha vinto.
@riproduzione riservata