Addio a Maurizio Pollini musicista e pianista di gran classe

La triste notizia è stata diffusa oggi dal Teatro alla Scala che ospiterà la camera ardente.

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A destra Maurizio Pollini in una foto assieme a Pierre Boulez a sinistra.

Il Teatro alla Scala di Milano ha diffuso oggi la triste notizia della scomparsa di Maurizio Pollini. È stato uno degli artisti che ha portato ai vertici più alti la cultura e la scuola musicale italiana. Il teatro lirico milanese ospiterà la camera ardente ma al momento ancora non sono stati comunicati orari e modalità per la visita.

 

 

Pollini grande musicista e pianista.

In occasioni come queste è sempre difficile scrivere note completamente esaustive per dimostrare la grandezza di un pianista e un musicista del calibro di Maurizio Pollini. Nato nel 1942, conquistò la ribalta nel 1960 vincendo il Primo Premio al Concorso Chopin di Varsavia uno dei più importanti e selettivi al mondo se solo si pensa che, alle volte, la giuria non assegna il primo premio. Dopo questo traguardo continuò la sua preparazione con un altro grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli.

Chopin, quindi, fu uno dei suoi autori preferiti e più rappresentativi della sua arte. Ha collaborato con molti grandi direttori d’orchestra come Abbado, Muti, Baremboim e Boulez. In Italia serrata fu la collaborazione con le due massime istituzioni musicali del paese. La Scala di Milano in primis, all’interno della quale entrò in una sorta di simbiosi con Claudio Abbado che si tradusse in grandi interpretazioni musicali ed in una comune visione politica volta soprattutto al coinvolgimento alla Grande Musica di tutti gli strati sociali. Ma poi anche l’Accademia di Santa Cecilia a Roma presso la quale ha offerto indimenticabili recital pianistici e travolgenti partecipazioni a diversi concerti sinfonici.

 

Il nostro personale ricordo.

Ma al di là di tutto vogliamo ricordare il grande artista con un ricordo personale che ha segnato la nostra esperienza che conta la partecipazione a diversi eventi musicali che hanno occupato più di cinquanta anni della nostra vita.

Al Festival Rossini di Pesaro, nel 1981, diresse le recite de La Donna del Lago un evento che per un solista di pianoforte risultava piuttosto estraneo alla sua specialità. Fu una direzione d’orchestra scintillante, attenta alla linea di canto come allo svolgimento della trama. Una serata entusiasmante come difficilmente ci è capitato fino ad oggi nel corso della nostra vicenda di ascoltatori-spettatori. Ma il perché di queste nostre sensazioni lo scoprimmo qualche tempo dopo in una conferenza qui a Roma, nei primi anni 2000, quando una giornalista chiese i motivi di questa sua scelta. Il pianista rispose che a guidare la sua scelta fu la melodia un elemento musicale che accomunava Rossini e quindi l’opera lirica come genere musicale al suo favorito Chopin e la sua interpretazione era stata orientata verso questa assonanza. Quella affermazione fu per noi illuminante, perché essendo orientati più verso l’opera lirica abbiamo compreso con più efficacia l’importanza di Chopin che da quel giorno è divenuto uno dei nostri musicisti più favoriti.