Cosa fare con gli Houti?

La prestigiosa rivista di analisi delle relazioni internazionali “Foreign Affairs” ospita un articolo della ricercatrice Alexandra Stark che titola: “Non bombardate gli Houti. Un’attenta diplomazia può fermare gli attacchi nel Mar Rosso”. Chi scrive si è domandato in cosa possa mai consistere “un’attenta diplomazia” americana nei confronti di un organizzazione che sulla propria bandiera scrive: “Morte all’America”. Bene, la risposta della Dottoressa Stark è semplice: “Per far fronte alla minaccia Houti gli Stati Uniti devono spingere per la fine della guerra tra Israele ed Hamas”; il che, tradotto in atti pratici, significa che devono premere su Israele perché accetti un cessate il fuoco duraturo e ritiri le sue truppe da Gaza. Insomma, per la Dottoressa Stark “l’attenta diplomazia” americana consiste nell’eliminare la minaccia Houti facendo esattamente quello che gli Houti oggi chiedono. Ci si domanda perché, più semplicemente e sinceramente, l’articolo della Dottoressa Stark non si sia intitolato: “Non bombardate gli Houti: arrendetevi”.

Questo modo di ragionare porterà molta più guerra nel mondo di quanta non ve ne sia già. Putin ha invaso l’Ucraina perché ha percepito gli Stati Uniti ed i suoi alleati come timorosi e divisi. Non aveva perfettamente ragione ma neppure tutti i torti. Le forniture belliche sono giunte all’Ucraina con un ritardo colpevole ed in quantità insufficiente, il ritardo è stato spesso motivato dalla paura della reazione russa: i carri armati prima, gli aerei poi, i missili a lunga gittata tutt’ora. Se si osservano le cifre delle forniture belliche all’Ucraina senza leggerle in termini di valore assoluto, ma paragonandole in percentuale al Prodotto Interno Lordo, si scoprirà che solo le nazioni dell’est europeo hanno sostenuto un forte impegno economico, per la maggior parte degli alleati dell’Ucraina le spese per la fornitura di armi rappresenta una frazione decimale del proprio PIL.

In questo frangente si è scoperto che i Paesi europei non solo, a suo tempo, hanno meritoriamente detto: “Mai più guerre!” ma si sono anche comportati come se le guerre non ci sarebbero più state. L’invasione dell’Ucraina ha trovato gli arsenali degli eserciti occidentali drammaticamente vuoti ed il suo complesso militare-industriale assolutamente impreparato a produrre armi in quantità sufficiente per una guerra campale tra grandi eserciti: un sito di controllo degli armamenti tedeschi ha dichiarato che in Germania, prima della Guerra d’Ucraina, nei magazzini dell’esercito erano stoccati in tutto 20.000 proiettili di artiglieria da 155 mm; la Russia attualmente spara 20.000 proiettili di artiglieria ogni due giorni. In ultimo, ma non in termini di importanza, a rendere più debole la reazione degli Stati Uniti e dei suoi alleati sono quelle forze politiche che si battono apertamente per non aiutare militarmente l’Ucraina e per far immediatamente cessare l’intervento israeliano nella Striscia di Gaza, e quelle che dell’ambiguità “astensionista” hanno fatto la loro cifra stilistica.

Non c’è stato bisogno di fare una riunione tra Putin e Sinwar per programmare alcunché: quando si è vista la fatica occidentale nel far fronte all’impegno in Ucraina, Hamas ha pensato che quello era il momento buono di attaccare Israele e lo ha fatto, sapendo inoltre di fare un favore enorme alla Russia. E se un domani la Cina dovesse attaccare – o porre in stato di blocco – Taiwan, per lo stesso motivo non ci sarà bisogno di fare una riunione preventiva. Più la coalizione che ruota intorno agli Stati Uniti si mostrerà debole e timorosa più le forze che per ragioni ideologiche – e non economiche – vogliono modificare l’equilibrio di potere nel mondo saranno invogliate a tentare l’azzardo.

Veniamo agli Houti. Se la risposta anglo-americana al blocco del commercio mondiale negli Stretti di Bab el Mandeb sarà costituita da sporadici bombardamenti, ispirati dalla necessità di “mandare un segnale” e frenati dalla necessità di “dare una risposta proporzionata” e di dimostrare “che non si vuole la guerra con gli Houti”, l’esito appare fin da ora scontato: in quel caso gli Houti dimostreranno al mondo che, alla faccia di qualche bombardamento, potranno continuare a sparare sulle navi in transito ed a bloccare gli Stretti finché ne avranno desiderio, facendosi beffe delle presunte “Potenze” occidentali. Se questo dovesse accadere, sarà l’ennesima dimostrazione di debolezza degli Stati Uniti e dei suoi alleati. E sarà lo stimolo per i loro nemici ad attaccare ulteriormente, più a fondo e più audacemente.

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