Tornano i supercriminali di Suicide Squad in questo capitolo numero due. La trama cambia poco, c’è una missione impossibile cui la squadra dovrà partecipare con il placet del governo americano. Il plotone di eccentrici criminali partirà per un’isola dell’America latina, dove regna sovrana un’enorme stella marina, chiamata Starro, ammalata di conquiste seriali. Il film prende visibilmente le distanze dal primo capitolo e si butta sul piacere dell’esagerazione creativa propria del regista.
James Gunn, dopo i guardiani della galassia, dimostra ancora una volta la sua capacità di assemblare prodotti carichi di ogni possibile risvolto. Valutare il film chiuso in un genere, sarebbe impossibile occorre altresì riconoscere al regista una profonda conoscenza del mezzo cinema e la propensione a rischiare oltre ogni limite. Suicide Squad è narrativamente efficace e i cali di trama sono semplicemente sbandamenti voluti che anticipino le parti più riuscite.
Nei 141 minuti di proiezione si passa dal Gore a una camera statica con una semplicità disarmante e mai fine a se stessa. I dialoghi alternano il turpiloquio all’ironia e sono tagliati perfettamente sulle qualità dei personaggi. Viene da pensare a quanto la squadra si sia ripulita di qualsiasi elemento buonista lasciando l’esagerazione (vedi stella marina) a regnare.
L’imprevedibilità, altro punto di forza di questo trip su pellicola, cambia continuamente le premesse lasciando lo spettatore ,piacevolmente, in stato di shock. Il cast è ottimamente assemblato e straordinariamente rappresentato da Margot Robbie e la sua Harley Queen. La Queen è una donna totalmente “fuori di testa” che gioca alla pari in un ambiente, quello della vicenda, dove il testosterone dovrebbe fare la differenza.
Ottimi ingressi quelli di Idris Elba e John Cena che completano un riuscitissimo videogioco su pellicola. Fotografia pop e musica inusuale chiudono il quadro di un film inimmaginabile ma necessario per rilassare le menti senza chiedersi quale sia la morale.