Jim Jarmusch, il maestro della malinconia

Settimana ancora una volta interessante per le uscite in sala. Il ripescaggio regna sovrano al cinema e le piccole case di distribuzione decidono di proporre agli spettatori una serie di film che arrivano dal passato. La tendenza sembra quella di catturare l’attenzione con piccoli capolavori nascosti spesso poco conosciuti dagli amatori. Questa volta troviamo un serio approfondimento su Jim Jarmusch, un regista che ancora oggi riesce ad attirare milioni di estimatori con il suo tocco eclettico e profondamente leggero. Un’occasione per ricordare o scoprire titoli molto interessanti del regista che più ha saputo unire la poesia al cinema moderno.

 

Mistery Train 1989

Nella cittadina di Memphis s’intersecano tre storie normali di uomini e donne alla ricerca di un’identità. Due asiatici estimatori di Elvis, una vedova bloccata con il corpo del marito appena morto e tre rapinatori da strapazzo sono i personaggi di questa vicenda corale. Tutti legati a un piccolo albergo e tutti in attesa di qualcosa che tarda ad arrivare. Jarmusch è cantore eccellente della normalità, il suo sguardo spietato trasforma ogni riflessione in umorismo. Un film divertente, dotato di dialoghi sincopati e di una malinconia propria della mediocrità dei personaggi.

 

 

Permanent vacation 1981

Film d’esordio di Jarmusch è diviso in due episodi. Nel primo una ragazza cammina per il suo quartiere ricco di un’abbondante vegetazione conseguente a una guerra atomica. La ragazza filosofeggia sulla vita e sulle pavidità degli uomini egoisti. Nel secondo un italiano e un americano fanno conoscenza bevendo un caffè e fumando alcune sigarette. I due si ritroveranno a scherzare sulle loro vite scoprendo una compatibilità nell’estrema ironia. Presentato dal regista come tesi di laurea anticipa quelli che saranno i temi portanti del suo lavoro: la comprensione nell’incomprensione e esorcizzare il mediocre attraverso il cinismo di facciata. Un film interessante e divertente (soprattutto nella seconda parte) che richiama alcune atmosfere di quelli che saranno i lavori futuri del regista.

 

 

Taxisti di notte 1992

Film a episodi dove alcuni taxisti sono usati come metafore della vita. Da Roma a Los Angeles passando per Tokyo e Parigi va in scena la vita. Un cast importante, tra cui Roberto Benigni per alterne riflessioni via immagini su: sogni , frustrazioni e prospettive. La sceneggiatura risulta pungente e vera riuscendo a divertire e a tratti a far riflettere. Un insieme di grottesco e surreale che potrebbe apparire vuoto, ma il regista decide di inserire quei tempi morti propri della vita. La fotografia è molto coinvolgente quasi come la passione delle persone per questi incontri di pochi minuti e che non cambieranno mai nulla.

 

 

Rimanendo nel passato interessante anche l’iniziativa di Movie Ispired: riportare Passion di Jean-Luc Godard al cinema. Il film del 1982 è riproposto al pubblico in una nuova versione restaurata. Un regista polacco sta girando un film di sperimentazione sull’iterazione tra recitazione e pittura. I problemi tecnici, la troupe e l’amore per due donne non riescono a renderlo tranquillo. L’uomo porterà a termine il lavoro ma non senza perdere qualcosa. Un film particolare per Godard che riflette sull’arte e sulle implicazioni della bellezza nella vita di tutti i gironi. La sceneggiatura è un po’ datata ma comunque visivamente il lavoro rimane un’esperienza notevole, soprattutto sul grande schermo .