Negli ultimi giorni, l’escalation delle tensioni tra Ucraina e Russia ha raggiunto un nuovo picco, segnando il millesimo giorno di conflitto con un evento dal forte impatto strategico e simbolico: L’impiego, da parte dell’Ucraina, dei primi missili a lunga gittata ATACMS contro obiettivi militari nella regione russa di Brjansk. Questo evento ha ridisegnato i confini della guerra e scatenato reazioni internazionali che potrebbero influenzare l’assetto geopolitico per anni a venire.
Secondo l’Istituto per lo Studio della Guerra (ISW), l’utilizzo degli ATACMS rappresenta una svolta decisiva per le forze ucraine. Questi missili, con un raggio d’azione fino a 300 chilometri, mettono ora a rischio oltre 245 obiettivi strategici russi, tra cui basi militari e infrastrutture critiche. “Questa mossa dimostra che le restrizioni sull’uso delle armi a lungo raggio sono state eliminate non solo per le regioni di confine come Kursk, ma anche per tutte le aree sensibili all’interno del territorio russo”, ha dichiarato un analista di ISW.
La reazione russa non si è fatta attendere. Poche ore dopo l’attacco, il presidente Vladimir Putin ha firmato un aggiornamento alla dottrina nucleare russa, abbassando ulteriormente la soglia per l’utilizzo di armi nucleari. Il nuovo documento specifica che ogni attacco convenzionale contro la Russia, supportato da una potenza nucleare, sarà considerato un’aggressione congiunta. “Questo non è solo un avvertimento, ma un chiaro segnale della nostra determinazione a difendere il nostro territorio e i nostri interessi”, ha dichiarato DmitrIJPeskov, portavoce del Cremlino, citato dall’agenzia TASS.
L’Ucraina, dal canto suo, non arretra. “Non ci sottometteremo mai”, ha dichiarato un portavoce del governo di Kiev, ribadendo la volontà del Paese di difendersi dall’invasione russa. Per il presidente Vladimir Zelenskij, il messaggio è chiaro: nessun compromesso può essere offerto a Putin. Questa ferma posizione si riflette anche nelle scelte militari ucraine, che puntano a sfruttare al massimo l’appoggio degli alleati occidentali.
L’introduzione degli ATACMS è stata possibile grazie alla fornitura statunitense, che ha suscitato non poche polemiche. La Russia aveva già avvertito che questa mossa sarebbe stata considerata un’escalation. “Gli Stati Uniti stanno giocando con il fuoco, mettendo a rischio l’intero equilibrio globale”, ha dichiarato un funzionario russo.
Tuttavia, secondo fonti vicine alla Casa Bianca, l’amministrazione Biden ha ritenuto inevitabile il supporto all’Ucraina, considerando il conflitto come una battaglia fondamentale per il mantenimento dell’ordine internazionale. “Non possiamo permettere che un’aggressione come questa rimanga impunita”, ha dichiarato un alto funzionario del Dipartimento di Stato.
La situazione attuale richiama alla memoria i momenti più bui della Guerra Fredda. La creazione di una hotline tra la Casa Bianca e il Cremlino dopo la crisi dei missili di Cuba del 1962 aveva l’obiettivo di evitare incidenti nucleari. Tuttavia, secondo fonti da Mosca, questa linea di comunicazione non è attualmente in uso. Questo isolamento comunicativo aumenta il rischio di incomprensioni che potrebbero portare a un’escalation non voluta.
Inoltre, l’inasprimento della dottrina nucleare russa fa temere una corsa agli armamenti. “La modifica dei parametri per l’uso delle armi nucleari è un segnale preoccupante per l’intera comunità internazionale”, ha commentato un esperto di sicurezza dell’ONU.
La retorica del Cremlino continua a giocare un ruolo cruciale nel plasmare l’opinione pubblica interna. L’attacco di Brjansk è stato descritto come una provocazione diretta da parte dell’Occidente. Parallelamente, il Servizio Federale di Sicurezza russo (FSB) ha dichiarato di aver arrestato un cittadino tedesco accusato di sabotaggio su infrastrutture energetiche a Kaliningrad, un caso che potrebbe essere utilizzato per rafforzare la narrazione di un’Europa ostile.
Nonostante l’evidente tensione, il presidente Putin si è dichiarato disponibile a discutere un cessate il fuoco con il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, come riportato da Reuters. Tuttavia, Putin esclude qualsiasi concessione territoriale significativa e richiede che l’Ucraina rinunci formalmente alle sue aspirazioni di adesione alla NATO.
Questa posizione sembra difficilmente conciliabile con la determinazione ucraina e con il sostegno occidentale. “Qualsiasi compromesso sarebbe una sconfitta per la democrazia”, ha dichiarato un rappresentante della NATO, sottolineando come il futuro della sicurezza europea dipenda dall’esito di questo conflitto.
Il millesimo giorno di guerra segna una svolta pericolosa. I missili a lunga gittata ucraini non rappresentano solo un nuovo capitolo del conflitto, ma anche un banco di prova per l’equilibrio globale. La comunità internazionale si trova di fronte a una scelta cruciale: sostenere un’Ucraina resiliente o rischiare che l’aggressione russa apra la strada a un futuro di instabilità e minacce nucleari.
Non è chiaro se, una volta insediato, Donald Trump sarà in grado di mantenere le sue promesse di porre fine al conflitto. Una cosa è certa: si impegnerà, nonostante la Russia non abbia intenzione di cedere i territori conquistati e Zelenskij non sia disposto a fare concessioni. Come riportato da The New Yorker, Trump ha promesso di porre fine alla guerra in Ucraina, suscitando preoccupazioni tra gli ucraini a causa della sua ammirazione per Vladimir Putin e del suo scetticismo riguardo agli aiuti militari.
Tuttavia, il consigliere di Zelenskij, Podoljak, ha dichiarato che l’Ucraina non è disposta a considerare compromessi che prevedano la cessione di territori conquistati dalla Russia. “La nostra posizione è chiara: non scambieremo pezzi di sovranità per una pace temporanea. Il conflitto deve concludersi con il ripristino dei confini internazionalmente riconosciuti”, ha sottolineato in un’intervista a media locali. Questa determinazione, unita all’impegno degli alleati occidentali, lascia presagire che la risoluzione di questa crisi non sarà né semplice né immediata, tantomeno in ventiquattrore.